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Roberto Nobili Stampa

Nella notte del 5 marzo 2000, durante un’operazione di soccorso sulla Pania della Croce, nelle Alpi Apuane, perdeva la vita Roberto Nobili, socio CAI della sezione di Castelnuovo Garfagnana, medico del Soccorso Alpino e Sindaco del comune di Piazza al Serchio, capoluogo dell’alta Garfagnana.

Non aveva ancora 45 anni essendo nato il 7 agosto 1955 a Giuncugnano, un piccolo paese sul versante appenninico all’estremo nord della Garfagnana, proprio di fronte alle Alpi Apuane. Laureato in medicina all’Università di Pisa, nel 1980, si era poi specializzato in neurologia ed esercitava come medico di base a Pieve Fosciana. Sempre vicino alle necessità dei propri pazienti,  ma anche conscio delle difficoltà della popolazione di una zona montana quale la Garfagnana, viveva questo suo impegno sia come medico che come cittadino attivo in politica. Faceva, infatti, parte del coordinamento dei medici di base ed era impegnato nel miglioramento del rapporto fra territorio ed ospedale. Come amministratore pubblico, invece, aveva iniziato la sua attività come consigliere comunale nella sua Giuncugnano, di cui poi era stato Sindaco; Sindaco anche a Piazza al Serchio, paese di origine della moglie dove si era stabilito con la famiglia, vicepresidente della Comunità Montana della Garfagnana e candidato alle elezioni regionali.

Nato in un piccolo paese di montagna, con una splendida vista sull’intera catena Apuana, aveva sempre frequentato le sue montagne anche se per molti anni non si era interessato in modo particolare all’alpinismo, impegnato negli studi prima e nella professione poi, fino al 1993, quando si era iscritto al Club Alpino Italiano, presso la sezione di Castelnuovo Garfagnana. Alla fine dello stesso anno aveva partecipato ad un corso di alpinismo, concluso nel settembre 1994, dove aveva avuto modo di mettersi in luce, oltre che per le buone qualità tecniche, anche per l’eccezionale capacità di vivere “nel gruppo”, di portare allegria, di sapersi confrontare con gli altri. Ma Roberto non era solamente un buon alpinista, era soprattutto un medico e la combinazione di queste caratteristiche lo portarono presto ad interessarsi del Soccorso Alpino e Speleologico, di cui entrò far parte nel 1995. Nei primi tempi fece esperienza per imparare le tecniche d’intervento ad acquisire conoscenza dei mezzi aerei, ma grazie anche alla precedente esperienza di ufficiale dell’Aeronautica superò brillantemente il periodo di prova e formazione, distinguendosi per capacità alpinistiche e professionali ma soprattutto, ancora una volta, per la sorprendente facilità di integrazione nel gruppo. Nel 1996, per arricchire ulteriormente le sue esperienze, aveva deciso di partecipare anche ad un corso di speleologia, mostrando ottime capacità anche in questa disciplina, tanto da diventare un punto di riferimento anche per il Soccorso Speleologico. Grazie all’esperienze maturate sia in montagna, sia in ambiente ipogeo, si faceva promotore di numerose iniziative sociali, trascinando altri amici del CAI e della Stazione del Soccorso Alpino, organizzando gite per amici e villeggianti e attività extrascolastiche in montagna o in grotta per gli studenti, in accordo col personale docente, perché sosteneva che i ragazzi devono essere aiutati a sfuggire l’ozio e le altre tentazioni che la società offre con tanta efficacia. Non mancava quindi di unire, alla normale funzione ricreativa dell’andare in montagna,  un’importante azione formativa, anticipando le uscite con proiezioni sugli aspetti paesaggistici e culturali delle sue montagne.
Nel frattempo trovava il tempo, tra gli impegni della famiglia, della professione e della vita politica, per dedicarsi regolarmente all’attività di Medico del Corpo Nazionale  Soccorso Alpino e Speleologico, partecipando alla composizione delle squadre attive nel servizio di pronto intervento presso l’eliporto di Castelnuovo Garfagnana, con una media di 25 soccorsi effettuati ogni anno, insieme ai cinque tecnici della Stazione, sia in montagna che in grotta.

Allegro con gli amici, ma serio e scrupoloso nel proprio ruolo d Medico del Soccorso Alpino, si manteneva sempre preparato al meglio ed era sempre pronto ad intervenire anche al di fuori dei propri turni di disponibilità all’eliporto, rispondendo sempre con elevata capacità alpinistica e medica.
Molti sono i soccorsi che Roberto ha portato a buon fine anche in inverno sia sulle Alpi Apuane che sugli Appennini: molte sono le vite che ha contribuito a salvare. L’intervento di domenica sera, 5 marzo 2000, sul traverso che dal rifugio Rossi porta a Foce a Bozzara ha, ancora una volta, dimostrato la sua grande generosità che ha poi trovato un’ulteriore conferma nella donazione di alcuni organi per ridonare luce e vita ad altri giovani.

La sezione CAI di Castelnuovo Garfagnana  si onora, ed è orgogliosa, di fregiarsi del nome di Roberto Nobili quale esempio delle migliori capacità umane e professionali di un uomo di montagna che ha messo la propria vita al servizio degli altri e della propria terra.